Cosa ne penso: L'eleganza del Riccio di Muriel Barbery
- Cristina Fabbrini
- 18 giu
- Tempo di lettura: 1 min
Ecco l'esempio di una lettura che va considerata solo quando il momento è quello giusto.
Avevo approcciato L'eleganza del riccio qualche anno fa - appena uscito, mi pare - e l'avevo abbandonato dopo poco.
Mi irritava indicibilmente la figura di Renée, la sua supponenza, il suo voler essere saccente a tutti i costi. Non meno mi sentivo respinta dalla piccola Palome: 12 anni mi sono sempre sembrati (e continuo a pensarlo, essendo nel frattempo diventata madre e avendo a che fare con un tredicenne) eccessivamente pochi per metterle in bocca e nella testa pensieri tanto elaborati. Non profondi, attenzione, semplicemente elaborati e inevitabilmente frutto di esperienze vissute, libri letti, musiche ascoltate e tanta, troppa osservazione del mondo. D'altra parte, se i 14 anni mi sarebbero sembrati già più accettabili, sarebbero entrate in gioco tutta una serie di contingenze (la perdita della fanciullezza, gli ormoni, le sollecitazioni esterne) con le quali l'autrice avrebbe dovuto fare i conti e che avrebbero portato la protagonista da un'altra parte rispetto a quella che si propone la storia. Accettando questo compromesso - e smontata l'intolleranza nei confronti di una paura viscerale nei confronti di un mondo ricco, potente e inarrivabile - il romanzo assume toni di una poesia e di una delicatezza sublimi.
Forse avrei preferito una misura più ridotta delle ampie dissertazioni filosofiche disseminate nel romanzo, ma fanno parte della storia. E anche se l'autrice sembra volerne fare sfoggio per elevarsi lei stessa attraverso le pagine del libro, pazienza. Ne vale la pena.

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