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Stella di Natale, un racconto di Cristina Fabbrini Serravalle

Stella di
Natale

STELLA DI NATALE

è un brano scritto per l'evento Fai Volare le Farfalle, edizione Natale 2016 a sostegno della Lotta contro l'epidermiolisi bollosa.

E' stato interpretato dall'attore Franco Ferri 

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Cristina Fabbrini Serravalle al lavoro
Se desiderate anche voi sostenere questa nobile causa, visitate il sito di Debra Italia Onlus

Quando nacque, la notte di Natale, le stelle e i pianeti si disposero in cerchio per ammirarla in silenzio. Nessuno si chiese, in quel momento, dove si fosse cacciato Saturno.

Era talmente bella che sembrava risplendere di una luce particolare, “stellare” avrebbe detto qualcuno. Fu chiamata Aldebaran, come una delle stelle più luminose del firmamento.  Occhi azzurri come acquamarina e pelle trasparente come alabastro.

Non fu chiaro, da subito, che la bambina fosse una creatura speciale, con bisogni altrettanto speciali.  Orphan disease. – dissero  – Suonava gentile, invece se la sarebbe portata via poco alla volta, in silenzio, fra molti anni. Non era il caso di pensarci, non adesso.

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Adesso Aldebaran non parla e il suo sguardo assorto non svela mai nessuna emozione. E’ serena, pensierosa, distante.

Se ne sta racchiusa nel silenzio di un mondo tutto suo. A volte sembra sorridere con lo sguardo, e in quei momenti la vita attorno a lei è un’esplosione di colori. Nell’universo circoscritto della sua stanza i suoi occhi viaggiano verso posti lontani, alla scoperta di fantastiche meraviglie.

Balla, Aldebaran, dietro l’azzurro dei suoi occhi rapiti. Immobile, sulla sua sedia, il suo corpo danza leggero su melodie che suonano soltanto per lei. 

Lei. Solo lei e il suo mondo.

Fuori, il silenzio, il buio, il vuoto, la solitudine.

I giorni che passano sono  granellini che scivolano attraverso il foro di una clessidra. Quanti ce ne saranno? Migliaia, forse milioni! Sembrano infiniti solo quando si vive nell’incerta illusione che lo siano.

Che cosa provi, Aldebaran? Lo senti, l’amore?

Poi a un tratto voci, telefonate, frenesia, una speranza.

Una gioia sconosciuta e tremenda che fa più male della rassegnazione. Una fiamma che brilla per un attimo…  per poi tornare a spegnersi, in silenzio.

Aldebaran non se ne accorge: sta guardando fuori dalla finestra, le dita incollate sul vetro a disegnare minuscoli ovali perfetti, per ammirare le stelle. Rimarrebbe a guardarle all’infinito se qualcuno non le imponesse di bere, di mangiare, di ascoltare questa o quella lezione.

Guarda le stelle e cresce, mentre il mostro, dentro di lei, la consuma lentamente.

Dietro  quella pelle trasparente come alabastro e delicata come porcellana, l’orologio della vita segna lo scorrere di un tempo che per lei non ha significato: Tic-tac-tic-tac, ritmando il battito sempre più asincrono del suo cuore: tum… tu-tum… tum-tum- tum-tum…

 

Ma Aldebaran, nel suo silenzio, lotta osservando il cielo.

In controluce, sulla sua finestra, l’impronta di tanti piccoli ovali perfetti a formare un cuore.

E chi conosce un poco il cielo lo sa: a Natale, la stella che brilla al centro di quel cuore è Aldebaran.

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